Com’era prevedibile, nelle (peggiori) tradizioni del trasformismo italiano, esponenti di primo piano di ciò che resta della sinistra comunista hanno dichiarato pubblicamente, dopo la sua morte, la loro “simpatia” verso la figura di Costanzo Preve, forse avendo constatato la stima di cui godeva nella “base”, soprattutto giovanile, o in ciò che resta di essa. Gli stessi che nel corso degli anni hanno fatto di tutto per marginalizzare e silenziare Preve. Qualcuno ha avuto pure il pessimo gusto, in quello che, apparentemente, voleva essere un elogio funebre, di parlare di “caricatura” riguardo alla figura di Preve, ma mettendo in luce solo la propria pessima qualità umana. Qualcun altro non ha potuto esimersi dall’accennare alla “cattiva strada” intrapresa, alludendo cioè alla “collaborazione” di Preve con i “fascisti”.
È necessario un chiarimento in merito, soprattutto per coloro che non conoscono i fatti. Innanzitutto, bisogna dire che questi dirigenti della sinistra comunista, avendo avvallato tutte le scelte dei governi di sinistra, dalla precarizzazione al finanziamento delle missioni militari all’estero, non hanno nessun titolo morale per porsi al di sopra di qualsiasi altra forza presente nel contesto politico italiano. Ma, soprattutto, è necessario precisare che la diceria secondo cui Preve ha “collaborato con i fascisti” è sostanzialmente falsa. Preve non ha mai collaborato con i residuati del fascismo come Casapound o Forza Nuova, l’ala destra dell’impero, nel loro sostegno alla campagna holliwoodiana contro il Tibet o nel sostegno all’anticomunismo polacco, residuati esattamente speculari ai residuati del comunismo italiano che assaltavano l’ambasciata libica italiana nella fase precedente alla distruzione dello stato libico. Preve ha stretto dei rapporti con un certo tipo di destra, quella che viene definita genericamente “nuova destra”, la quale, sia nella persona di Alain de Benoist che in quella di Alexandr Dugin, ritiene il fascismo superato. Esemplare in tal senso il libro che Preve ha dedicato ad A. de Benoist, in cui dichiara di essere interessato a questo intellettuale per la sua radicale messa in discussione del proprio passato, cosa che Preve, provenendo dalla sponda opposta, aveva a sua volta fatto. Questo tipo di collaborazione è del tutto interna alla storia del movimento comunista, in quanto vede il suo precedente nella collaborazione tra il Pcus messo fuorilegge nei primi anni ’90 (che poi darà vita all’odierno PKFR) e le forze nazionaliste russe nell’ambito del Fronte di Salvezza Nazionale. Oltre alla collaborazione politica vi sarà anche una collaborazione di carattere teorico tra Zjuganov e Dugin, che riguarderà principalmente sovranità e questione nazionale, uno dei maggiori punti deboli del comunismo, come la storia ha dimostrato. Dei riflessi di tali vicende vi saranno anche nel contesto italiano con la pubblicazione da parte delle Edizioni all’insegna del Veltro, dirette da Claudio Mutti, del libro di Zjuganov Stato e potenza, e che sarà poi la casa editrice “fascista” che pubblicherà alcune opere di Preve.
Questo tipo di collaborazione piuttosto che una colpa è stata una delle principali intuizioni politiche di Preve, che si è dimostrato in tal modo autentico e miglior rappresentante della storia del comunismo italiano, rispetto ad esponenti della sinistra comunista italiana, per i quali la presunta purezza “antifascista” fa da schermo al peggior opportunismo e significa principalmente fedeltà canina allo schieramento “sinistro”, atteggiamento che sta portando all’estinzione del movimento comunista in Italia.
Le questioni sulle quali Preve è stato diffamato riguardano cruciali contraddizioni che Preve, da buon lavoratore della teoria, ha cercato di elaborare e portare alla luce, inerenti alla necessità per il movimento comunista di diventare adulto, e diventare forse qualcosa di diverso, pena l’estinzione (perlomeno in Italia), abbandonando l’autentico infantilismo, di cui, tramite internet, danno quotidianamente spettacolo dirigenti comunisti di primo piano. Se realmente si è intenzionati a capire, piuttosto che a difendere un’inesistente purezza ideologica, non possiamo che rimandare alla lettura delle opere di Preve.
Questo tipo di collaborazione piuttosto che una colpa è stata una delle principali intuizioni politiche di Preve, che si è dimostrato in tal modo autentico e miglior rappresentante della storia del comunismo italiano, rispetto ad esponenti della sinistra comunista italiana, per i quali la presunta purezza “antifascista” fa da schermo al peggior opportunismo e significa principalmente fedeltà canina allo schieramento “sinistro”, atteggiamento che sta portando all’estinzione del movimento comunista in Italia.
Le questioni sulle quali Preve è stato diffamato riguardano cruciali contraddizioni che Preve, da buon lavoratore della teoria, ha cercato di elaborare e portare alla luce, inerenti alla necessità per il movimento comunista di diventare adulto, e diventare forse qualcosa di diverso, pena l’estinzione (perlomeno in Italia), abbandonando l’autentico infantilismo, di cui, tramite internet, danno quotidianamente spettacolo dirigenti comunisti di primo piano. Se realmente si è intenzionati a capire, piuttosto che a difendere un’inesistente purezza ideologica, non possiamo che rimandare alla lettura delle opere di Preve.