Mentre in nome del diritto-umanesimo si accusa ogni forma di identità di essere «razzista» nei confronti dei «migranti», la maggioranza degli immigrati «accolti» arrivano provvisti di una ben precisa identità, essi sono in maggioranza di religione musulmana, con relative idee riguardo alla famiglia, al ruolo dell’individuo, della donna, alla omosessualità che sono contrapposte a quelle dei loro «accoglitori». È la consueta ironia della storia.La manipolazione dell’ideologia diritto-umanista che deriva dall’Illuminismo è il principale pericolo, sul piano intellettuale, attualmente per l’Europa. Questa ideologia si innesta nell’antifascismo vincitore della seconda guerra mondiale, che vide sconfitta non solo l’Italia e la Germania ma l’intera Europa, ed è usata principalmente per scardinare ogni forma di identità dei paesi europei. Essa, volendo applicare la logica dell’antirazzismo è nei fatti razzista verso le nazionalità europee, e talvolta lo è apertamente: «Immigrati salvateci dagli italiani (o dai francesi, o dai tedeschi)».
Il senso di superiorità si manifestava nel nazismo apertamente nell’ideologia razziale, nell’ideologia diritto-umanista si manifesta nella disposizione caritatevole, nell’«occidente» che «accoglie» caritatevolmente nel suo seno le «povere popolazioni bisognose». Ma quanto siamo buoni! Non è vero che abbiamo bisogno di schiavi da far lavorare a basso costo nell’industria e nell’agricoltura, oppure di incatenare a guardia di anziani di cui non vogliamo occuparci, oppure di carne fresca per il mercato sessuale. Noi in realtà li stiamo beneficando, ammettendoli nel Paradiso.Il diritto-umanesimo è una derivazione manipolata dell’ideologia illuminista, esso si basa sull’individualismo-universalismo, cioè sul passaggio senza mediazioni dall’individuo al genere umano. Il diritto-umanesimo è animato dalla «furia del distruggere» (Hegel) nei confronti delle «determinazioni intermedie» della famiglia, dei raggruppamenti della società civile e dello stato, cioè tutte le forme di relazioni sociali che conferiscono identità all’individuo. Il peggio è costituito da quelle ideologie pseudo-radicali e pseudo-rivoluzionarie, pseudo-femministe, pseudo-antirazziste, pseudo-antifasciste, provenienti dal ’68, strumento della imposizione del «politicamente corretto» con cui l’Impero attua le sue politiche disgregatrici.Grande merito di Louis Dumont (Saggi sull’individualismo) è l’aver mostrato come l’ideologia professata dallo stesso Hitler si fondasse sull’individualismo, come il diritto-umanesimo. L’hitlerismo fu il lato oscuro dell’individualismo moderno, esso si inverava in lotta di tutti contro tutti (l’elemento centrale dell’ideologia hitleriana secondo Dumont). L’ideologia razziale era un modo per ricreare coattivamente, attraverso un uso mitologico della biologia, un’identità collettiva, in un mondo in cui l’individualismo aveva devastato le identità effettive, le quali sono di carattere sociale, non biologico.Il razzismo biologico fu una rappresentazione mitologica delle identità collettive, essendo le variazioni dei fenotipi umani talmente minime (anche quelle più «appariscenti» come il colore della pelle) da non giustificare la classificazione in razze (nel senso biologico del termine) del genere umano. L’ideologia razziale hitleriana contemplava una sola relazione tra le identità collettive, quella del conflitto, mentre invece la storia umana vede diverse forme di relazione tra le identità collettive, che vanno dalla cooperazione, allo scambio, fino all’indifferenza, a competizione e conflitto aperto. Il carattere abnorme dell’ideologia razziale viene preso come pretesto per accusare di «razzismo» ogni forma di identità.Come il nazismo, il diritto-umanesimo conosce una sola modalità di relazione tra i gruppi umani, ma stavolta, fortunatamente, quella della pace e della democrazia che vuole portare in ogni angolo del mondo, solo che purtroppo le forze demoniache del male sono in azione, ci sono coloro che rifiutano di ricevere la democrazia, i saddam-hitler, i milosevic-hitler, i gheddafi-hitler, tutti, fortunatamente, liquidati, perché l’utilizzo della violenza, contro il Male, è giustificato.L’essere umano è un essere tanto individuale quanto sociale, individuale in quanto naturalmente conserva se stesso rispetto ad altri individui, è un essere sociale in quanto conserva se stesso in associazione con altri individui. Abbiamo quindi una contraddizione: gli esseri umani si associano con altri esseri umani per lottare sia contro la natura che contro altri esseri umani. Del carattere contraddittorio della società umana si è occupata la filosofia fin dagli albori, e non solo quella occidentale con Eraclito, si pensi allo yin e yang dell’antica filosofia cinese.La società umana quindi è un complesso intreccio tra accordi e conflitti, ad es. sia all’interno di uno stato diviso in gruppi sociali distinti e con interessi divergenti, sia nei rapporti tra gli stati. Senza addentrarci nella questione delle classi sociali, che sarebbe alquanto difficoltoso analizzare con il metodo marxiano oggi, utilizziamo la sola divisione alquanto generica tra dominati e dominanti in una determinata nazione. La politica portata avanti da questi ultimi può, in determinati contesti, essere favorevole allo sviluppo complessivo di un determinato stato, come ad es. in Italia la classe politica, industriale e intellettuale del dopoguerra, la quale pur in un contesto di subordinazione agli Usa, seguita alla sconfitta della II guerra mondiale, ha portato avanti lo sviluppo del paese. Mentre la classe politica, industriale e culturale odierna, quella seguita alla «rivoluzione» (semi colpo di stato) di Mani Pulite svolge un ruolo regressivo di sfascio del patrimonio industriale, e di completa subordinazione agli Usa (senza neanche quella «sovranità limitata» che aveva consentito lo sviluppo del dopoguerra), nonché di pesante regressione culturale. Per quanto riguarda invece le lotte dei dominati non necessariamente queste svolgono un ruolo positivo, si pensi alle recenti «primavere arabe» che hanno fatto leva sulle insoddisfazioni di alcuni gruppi di dominati rispetto ai dominanti di determinati stati. Si potrebbe obiettare che non esiste un punto di vista superiore che possa stabilire oggettivamente ciò che è «positivo» e ciò che è «negativo», ciò che è negativo per un gruppo sociale può essere positivo per un altro, ad es. per un gruppo dominante può essere positivo subordinarsi ai gruppi dominanti di nazioni più potenti, anche se questo comporta la regressione della propria nazione, perché in questo modo essi conservano il loro potere di gruppi dominanti. Tuttavia la regressione di una determinata nazione è un fatto oggettivo che non dipende dal punto di vista.Questa grammatica di base è fondamentale per capire la questione dell’identità, per leggere le complesse articolazioni sociali che sono formate da complessi intrecci di incontri/scontri, accordi/disaccordi, alleanze/conflitti tra i gruppi sociali. L’identità non ha un carattere metafisico, ma è frutto dell’evoluzione storica, essa muta con il mutare del relazionarsi tra i gruppi umani. Se gli europei oggi sono entrati in crisi di identità è perché il mondo creato dall’espansionismo dello stato nazionale europeo, quell’imperialismo che ha provocato per reazione l’entrata in campo di grandi aggregazioni continentali come gli Usa, la Russia, la Cina, l’India, ha reso questo stesso stato europeo non più adeguato al mondo da lui stesso creato. L’imperialismo europeo è stato come l’apprendista stregone che ha evocato delle forze che non ha potuto controllare. Quello stato-nazionale nato in Europa, che è stato nei due secoli precedenti uno dei principali fattori di identità, costituisce per la vischiosità della sua eredità un impedimento alla creazione di una nuova identità europea.Un tempo gli europei pensavano di essere al centro del mondo, anzi di essere il mondo, oggi devono imparare a riconoscersi come una delle identità culturali del mondo, quindi imparare a riconoscersi come europei. Non credo alle teorie pessimistiche sulla irrimediabile decrepitezza dell’Europa. La metafora della vita biologica è fuorviante, si pensi alla Cina, un’antichissima civiltà che oggi sembra rinascere. Necessario è accettare il fatto che l’Europa non è più al centro del mondo, neanche dilatandosi nell’«occidente», questa sorta di super-identità che non è un’identità. L’«occidente», che sarebbe Europa + Stati Uniti + Australia + Israele, è invece principalmente l’Europa subordinata agli Usa. L’illusione di poter mantenere un ruolo centrale nel mondo attraverso la pseudo alleanza con gli Usa (in realtà subordinazione) sarà fatale per le nazioni europee. Necessario sarà l’abbandono di questa falsa Unione Europea, fatta in realtà di istituzioni di carattere finanziario e legislativo controllate dagli Usa, ma non al fine di un impossibile ritorno allo stato-nazionale dei secoli precedenti. Il passaggio del recupero di sovranità degli stati nazionali europei è un passaggio necessario, ma solo un passaggio al fine di creare una nuova Unione Europea. O gli europei riescono a rielaborare la propria storia, che è pur sempre una storia unitaria, pur tra i tanti conflitti, al fine di creare una forma di aggregazione che sappia superare (nel senso hegeliano del termine: superare e conservare) gli attuali stati nazionali in qualche forma di federazione, oppure una triste sorte ci attende.
Gennaro Scala